Ancora poco conosciuto in Italia, il resume è uno strumento utile ed efficace per chi cerca lavoro, poiché permette di condensare in poco spazio, circa una pagina, tutto ciò che c’è da sapere sul profilo professionale di chi si candida a conquistare una scrivania. Non solo, negli USA funge anche da biglietto da visita per tutti coloro che possono vantare una carriera in un ambito ben definito.
Resume e curriculum vitae
Sgombriamo subito il campo da un equivoco: il resume non è un modello di curriculum. Sono diverse la struttura, la resa e la funzione, anche se la differenza è forse un po’ difficile da cogliere nel nostro sistema di selezione. Consta essenzialmente nel fatto che, mentre il curriculum è una descrizione completa e oggettiva, in ordine cronologico, dell’intera vita professionale e formativa di una persona, il resume è un’istantanea, che focalizza l’attenzione sulle esperienze rilevanti e sulle competenze comprovate dai dati e effettivamente attribuibili a quel soggetto. Mentre il curriculum è tutto sommato freddo e poco personalizzabile (fatta eccezione per la possibilità di scegliere un layout, ma anche a tale riguardo va detto che la diffusione dell’impersonale modello europeo ha praticamente azzerato le opzioni), il resume delinea il suo autore in modo più realistico e veritiero anche se, come vedremo, non manca di una buona dose di enfasi.
Come si costruisce un resume
Facendo una veloce ricerca sul web, appaiono migliaia di modelli di resume, alcuni decisamente fantasiosi, non solo per la grafica e l’impaginazione, ma anche per la scelta di forme stravaganti. Per quanto affascinanti, sono però delle forzature rispetto al modello originale, adatte ad un mercato molto aperto come quello americano e ad ambiti professionali specifici, come la moda e il design, non certo a chi cerca lavoro come impiegato amministrativo. Il resume si apre con un “summary”, ovvero una breve descrizione di sé, delle proprie competenze e del tipo di lavoro cui si ambisce. Poche righe, non certo un tema, in cui concentrare l’essenza della professionalità che si sta cercando di vendere, esaltando le proprie peculiarità . Insomma, il primo ad essere convinto di meritare il posto in palio è il candidato, e il suo resume lo deve dimostrare. Seguono le esperienze lavorative più rilevanti per la posizione richiesta, arricchite da un’indicazione puntuale di periodo di impiego e ruolo, e i titoli di studio. A tale proposito è importante badare solo all’essenziale: master e laurea, specializzazione se c’è, ma non ha senso ripercorrere la carriera scolastica fino alle elementari. Ampio spazio è dedicato alle competenze che devono essere veritiere e provate dai risultati, ma il cui scopo è ovviamente quello di esaltare e un po’ enfatizzare le proprie capacità e spiccare sugli altri candidati.
Il resume per il mercato italiano
Il resume americano riduce o addirittura elimina le informazioni anagrafiche del candidato: la data di nascita non interessa a nessuno perché ciò che conta sono le qualità , quindi il valore aggiunto che si può dare all’azienda; la residenza è indifferente, data la mobilità dei lavoratori su tutto il suolo statunitense; la foto, a volte è inserita, ma non è elemento richiesto o indispensabile, perché potrebbe dar luogo a discriminazioni basate sull’aspetto fisico. In Italia è tutta un’altra storia e il processo di selezione funziona in modo molto diverso, se non addirittura opposto. Senza data di nascita, la candidatura viene immediatamente scartata perché nascondere la propria età è un comportamento che insospettisce; residenza e/o domicilio sono ormai requisito espresso nella maggior parte degli annunci ed iniziano a comparire anche in alcuni concorsi pubblici banditi dagli Enti Locali. La foto, infine, è spesso chiesta e, comunque, se manca fa sorgere il dubbio che chi si candida non sia idoneo al ruolo. Chi sceglie di usare il resume quindi, dovrà fare attenzione ed inserire queste informazioni, nonché l’autorizzazione al trattamento dei dati personali, altro elemento la cui assenza costa la diretta eliminazione dai giochi. Piedi di piombo, invece, per l’inserimento delle proprie pagine sui social, anche con riferimento a LinkedIn, che al contrario, in America è molto utilizzato, anche perché riproduce abbastanza fedelmente un certo modo di intendere il mercato del lavoro. Da noi, la possibilità di mostrare volontariamente un profilo social qualsiasi è ancora da valutare con attenzione, anche per la frequente incapacità che abbiamo a gestirli correttamente. Quanto a LinkedIn, comunque, oltre ad essere un ottimo modo per cercare lavoro, è utilissimo anche per creare un resume qualora siate in possesso di un account Premium, grazie al comodo “Resume Builder”, che importa e utilizza i dati contenuti nel profilo compilato sulla piattaforma producendo un PDF già pronto per essere inviato alla società per la quale avete sempre sognato di lavorare.
Quando usare il resume in Italia
Capire davvero cosa vogliano dai candidati i recruiter italiani è un terno al lotto, certo è che la selezione qui è spesso standardizzata, nel senso che lo screening dei curricula inviati avviene cercando parole chiave e voci indicate nell’annuncio di ricerca (questo spiega perché è molto richiesto un modello impersonale e schematico come il curriculum europeo). Ciò non significa che non si possa comunque tentare di colpire almeno chi effettua la prima scrematura tra i candidati, con una presentazione concisa e convincente. Inoltre, il resume può essere efficace se allegato alle candidature presentate mediante compilazione di form a campi predefiniti, come avviene sui siti delle maggiori aziende. In questo caso infatti, le informazioni complete sono comunque veicolate in modo standardizzato e, allegare il resume, potrebbe davvero far emergere la candidatura rispetto ad altre simili.
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