Capita a tutti di affrontare momenti no e ostacoli che sembrano insormontabili; quale che sia il motivo del nostro turbamento, una cosa è certa: cerchiamo il conforto degli altri e ci aspettiamo che corrano in nostro soccorso con la frase giusta. Quando però ci tocca, a nostra volta, fare la parte dell’amica comprensiva, trovare il modo per esprimere la nostra vicinanza non è per niente facile. Quello che diremo dovrà essere sincero e apparire tale, dovremo fare appello a tutta la nostra empatia e, soprattutto, evitare di pronunciare una di queste quattro frasi.
So cosa provi
Il famigerato “so cosa provi” è la prima frase che affiora alla mente, inutile negarlo. Ci sembra il modo migliore per aprire un dialogo e dire alla nostra amica che siamo lì con lei e che sappiamo immedesimarci e capire nel profondo come sta. In realtà, e lo può confermare chiunque di noi si sia trovata almeno una volta dall’altra parte, per chi necessita di un supporto emotivo è una delle frasi più irritanti e fastidiose per almeno due motivi: innanzitutto sposta l’attenzione su chi la pronuncia; in secondo luogo nega l’unicità e l’assoluta particolarità del disagio vissuto. In linea di massima, quando si soccorre un’amica in difficoltà, è meglio evitare ogni frase che cominci con “io”.
Potrebbe piovere
“Potrebbe andare peggio, potrebbe piovere”, così diceva il Igor al Dott. Frankenstein nel capolavoro di Mel Brooks Frankenstein Junior. Ai protagonisti della pellicola, sommersi seduta stante da una pioggia scrosciante, la frase non fu di buon auspicio; per la persona che cerchi di aiutare, queste parole risuonano come una chiara sottovalutazione del problema che tanto l’affligge, un sintomo di superficialità e dell’assenza totale di empatia. Equivale a dire, a chi ha subito gli effetti di un uragano, che lamentarsi è sciocco dato che non si è trattato di uno terremoto devastante o di un disastroso tsunami. No, sapere che potrebbe andar peggio non aiuta, anzi.
Ciò che non ti uccide…
Altro luogo comune e altro errore colossale: mai dire ad un’amica in lacrime che il motivo del suo dispiacere è quasi una fortuna, perché la farà crescere e maturare. Anche se fosse vero (e non sempre lo è), ognuna di noi ha delle tempistiche individuali per elaborare il dolore e il fallimento ed eventualmente trovare nella situazione stessa il pungolo per riprendersi. Limitati ad ascoltarla e ad appoggiare le decisioni che prende.
Su, reagisci!
Infine, mai spronare, mai invitare alla (re)azione. Chi soffre, ha un problema che gli pare soverchiante, sta male e chiede il tuo aiuto, sa perfettamente che prima o poi dovrà reagire, anche se in questo momento sente di non poterlo fare. Ha bisogno di te per affrontare il momento e darsi il tempo di trovare il modo di reagire. Incitare la tua amica ad una reazione, nemmeno fossi la sua cheerleader, non solo non servirà a nulla, ma ancora una volta le darà un chiaro segnale di come tu stia cercando di invitarla a sottovalutare il problema e pensare che non sia importante. Se davvero vuoi essere un supporto e farle capire che sei sempre al suo fianco, siediti e preparati ad ascoltare sia le sue parole che i suoi silenzi. Per tutto il resto, sminuire, reagire, persino ridere di ciò che è stato, ci sarà tempo appena sarà pronta.
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