Se siete state bambine negli anni ’80, allora tutti i pomeriggi, dopo la scuola e dopo i compiti, avevate un appuntamento fisso ed assolutamente imperdibile: quello con i vostri cartoni animati preferiti. È proprio in quegli anni, infatti, che la televisione italiana ha mandato in onda i cartoni più belli che sono letteralmente entrati nella storia e che sono stati trasmessi molte altre volte anche negli anni successivi, appassionando intere generazioni di bambine.
Se anche voi, come me, ogni tanto vi sorprendete a canticchiare dall’inizio alla fine la sigla di un cartone che guardavate da piccole, se a otto anni sognavate di giocare nella nazionale giapponese di pallavolo, di fare un lungo viaggio in Australia in compagnia di un cucciolo di koala, di imparare a tirare di scherma, di far parte di una banda di ladre di opere d’arte o di avere un procione come animale da compagnia, allora questi erano sicuramente i vostri cartoni animati.
Candy Candy
Se provate a pensare all’eroina più famosa e conosciuta della storia dei cartoni animati, quasi sicuramente il primo nome che vi verrà in mente sarà quello di Candy Candy. Un cartone che a dire la verità aveva una trama da fare invidia a Beautiful: amori da favola finiti in tragedia (non vi vergognate ad ammettere che anche voi avete pianto per ore davanti alla scena in cui Anthony muore cadendo da cavallo), parenti cattivissimi disposti a qualsiasi cattiveria pur di far soffrire la povera protagonista, amicizie che durano anni e superano qualsiasi difficoltà. Fino a quando arriva lui, bello, con i capelli lunghi, e antipatico quanto basta per far cadere ai suoi piedi anche la dolce Candy. E non storcete il naso, perché tanto lo sappiamo che anche voi eravate tutte innamorate di Terence…
Georgie
Non c’è eroina dei cartoni animati degli anni Ottanta che non avesse alle sue spalle una storia strappalacrime, pronta a segnare la sua esistenza. Georgie da questo punto di vista, diciamoci la verità, era davvero sfortunata: figlia di un deportato e di una nobile decaduta, adottata da una famiglia australiana ed incolpevole responsabile della morte del padre adottivo, che sacrifica la sua vita per salvarla dalle acque del fiume, odiata a morte dalla madre adottiva, che la caccia via di casa. Come ricompensa per tanta sfortuna, ecco che la bella biondina si trova nell’imbarazzo di dover scegliere tra tre corteggiatori di tutto rispetto: Abel, il fratello maggiore, un bel moretto che si imbarca come marinaio pur di dimenticarla, ovviamente senza riuscirci; Arthur, il fratello timido, che zitto zitto si infila con lei nudo nel letto con la scusa di riscaldarla; e il povero Lowell, bello finché vuoi, ma un tantino smidollato, oltre che malato di tisi. Il migliore di tutti? Lup, il koala: ho desiderato di averne uno per degli anni.
Hello Spank
Hello Spank era una ventata di allegria e di felicità nel mare delle tristissime storie dei cartoni animati degli anni Ottanta. È vero, anche Aika, la padrona di Spank, era orfana di padre e semi abbandonata dalla madre; ma qualsiasi bambina avrebbe fatto carte false per avere un cagnolino così, uno che ti guarda con gli occhi a cuoricino e ti chiama “Iaia Bimba”, un amico disposto a tutto pur di aiutarti e di farti sorridere, e soprattutto uno che può vantarsi di avere come migliore amico una forza della natura come Torakiki. Un cartone tenerissimo, ma che faceva anche tanto ridere.
L’Incantevole Creamy
Uno dei temi più amati dei cartoni animati anni Ottanta, oltre alle tragedie familiari ed alla sfortuna in amore era sicuramente la magia: le maghette sono infatti protagoniste di tantissime storie, ognuna con un potere e una caratteristica che la rende unica e riconoscibile tra le altre. La mia preferita è sempre stata l’Incantevole Creamy, alter ego magico della piccola Yu Morisawa, una ragazzina come tutte le altre, capelli verdi a parte, che frequenta le scuole medie. Grazie a un medaglione magico avuto in regalo da due gattini alieni, Yu riesce a trasformarsi in Creamy, che in breve tempo diventa una famosissima cantante. Inutile dirvi che sapevo tutte, ma proprio tutte, le sue canzoni a memoria…
Anna dai Capelli Rossi
Un cartone animato bellissimo, tratto da un romanzo scritto nei primi anni del Novecento da una scrittrice canadese, Lucy Maud Montgomery: Anna dai Capelli Rossi è una storia che da sempre ha conquistato il cuore delle bambine più romantiche e sensibili, ma anche delle loro mamme. Anna è una bambina riflessiva, che ama leggere, che sogna di diventare un’insegnante, e che riesce a coronare il suo sogno romantico sposando il suo primo amore, Gilbert. Inutile dirvi che lo rivedrei subito tutto, dalla prima all’ultima puntata.
È quasi magia Johnny
Se dovessimo assegnare il premio per il cartone animato più censurato nel passaggio dalla versione originale giapponese a quella trasmessa negli anni Ottanta sulla televisione italiana, allora di sicuro sul podio troveremmo È quasi Magia Johnny. Il titolo originale del cartone era Orange Road, ed in realtà non si trattava esattamente di un prodotto destinato ai bambini: il protagonista, Johnny, e le sue sorelle hanno dei poteri paranormali che cercano in tutti i modi di nascondere, motivo per cui sono spesso costretti a cambiare città. Al centro della storia il triangolo amoroso tra Johnny, Sabrina e Tinetta, quindi è facile capire il motivo dei numerosi tagli e delle tante scene censurate: rimangono tante scene divertenti e situazioni al limite dell’impossibile, che lo hanno reso uno dei cartoni animati più amati dell’epoca.
Jem e le Holograms
Vi vedo lì, tutte in accappatoio davanti allo specchio del bagno a cantare a squarciagola Il mio nome è Jem, sono una cantante, bella e stravagante, ballo il rock ‘n roll: confessatelo, tutte avreste voluto avere a disposizione un super computer come Sinergy per diventare una cantante tostissima come Jem, vendere un sacco di dischi alla faccia di quelle brutte antipatiche delle Misfits. Se avete una grande nostalgia di questo cartone potete consolarvi: pare che a breve verrà realizzato un film che racconta proprio la storia di Jem e le Holograms. Non resta che aspettare, quindi.
Kiss me Licia
La storia d’amore più romantica della storia dei cartoni animati è indiscutibilmente quella tra Licia e Mirko: Kiss me Licia è probabilmente uno dei cartoni più visti e più amati dalle bambine degli anni Ottanta. Gli ingredienti c’erano davvero tutti: c’era la musica dei mitici Bee-Hive, c’era Marrabbio, il padre brontolone che cerca di ostacolare i due innamorati, c’era la tenerezza del piccolo Andrea, c’era la simpatia del mitico gatto Giuliano, c’era l’amicizia, la gelosia ed i rivali in amore. Una bellissima favola, indimenticabile.
Lady Oscar
Quando negli anni di scuola mi sono trovata a studiare la Rivoluzione Francese, il mio pensiero è sempre andato a lei, al personaggio più ambiguo e più bello dei cartoni anni Ottanta, al mio cartone animato preferito: e sto parlando, ovviamente, di Lady Oscar. Oscar è una donna forte che non ha paura di niente, che combatte come un uomo, e che si lancia in battaglia senza risparmiarsi e senza mai temere per la propria vita; ma che rivela tutta la sua tenerezza quando serve, e soprattutto quando si scopre innamorata dell’amico di sempre Andrè. Mi rimarrà sempre il dubbio di saper dire con assoluta certezza se ho pianto di più per la morte di Andrè, o per quella di Oscar.
Mila e Shiro
Ci sarà un motivo se tutte le bambine nella seconda metà degli anni Ottanta sentivano un desiderio irrefrenabile di diventare delle giocatrici di pallavolo: Mila e Shiro era uno dei cartoni animati più amati, e di conseguenza la pallavolo era lo sport più in voga del momento. Testarda e piena di talento per lo sport, Mila riesce a raggiungere incredibili traguardi internazionali, sconfiggendo rivali fortissime e ritrovando alla fine anche l’affetto della mamma, mai conosciuta prima. Peccato solo per quell’imbarazzante taglio di capelli…
Mimì e le ragazze della pallavolo
Se Mila era il volto solare della pallavolo, c’era un’altra eroina dei cartoni giapponesi che ci ricordava quanto il successo nello sport fosse figlio del sacrificio e delle sofferenza: chi non si ricorda il terribile allenamento di Mimì Ayuara con le catene ai polsi e col pallone da pallacanestro, molto più duro e pesante di quello da pallavolo? Lo spirito di sacrificio di questa ragazza dai grandissimi occhi neri è pari solo a quello di Rocky Balboa: ma proprio come lui, Mimì non conosce rivali, e vince su tutte.
Pollon
Il primo incontro con i classici della mitologia greca per tutte le bambine degli anni Ottanta è passato attraverso le marachelle della piccola Pollon, la figlia del dio Apollo e la nipotina di Zeus, il padre degli dei dell’Olimpo. Pollon era un concentrato di simpatia pura, una combinaguai professionista, capace di far disperare tutti gli abitanti dell’Olimpo, ma anche di combinare parecchi dispetti anche ai comuni mortali che vivevano sulla terra. D’altra parte, chi non si ricorda la mitica canzoncina Sembra talco ma non è, serve a darti l’allegria?
Occhi di Gatto
Prendete tre sorelle, una più bella dell’altra, che nella vita gestiscono un piccolo bar tavola calda, e sembrano condurre una vita davvero normalissima. Ma immaginate poi che il loro defunto padre fosse un collezionista d’arte, al quale sono state ingiustamente sottratte tutte le sue opere: ecco che le tre bariste diventano tre affascinate e implacabili ladre, che mettono in serissima difficoltà il povero Mattew, poliziotto imbranato e fidanzato di una delle tre. Occhi di Gatto è un cartone che riusciva ad appassionare tantissimo con le sue storie, che culminavano tutte con delle rocambolesche fughe in cui le tre ragazze avevano sempre la meglio su nemici e poliziotte. Il mio più grande rimpianto è sempre stato non riuscire a lanciare le figurine con la stessa velocità e precisione con cui Sheila scagliava il biglietto da visita della temibile banda dopo ogni furto.
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