L’aborto spontaneo è un fenomeno molto comune, che quasi ogni donna si trova a vivere anche se fino a quel momento si pensa debba toccare “alle altre”. Invece, gli studi dimostrano che nella prime 12 settimane gestazionali l’80% delle gravidanze si interrompe. Addirittura il 30% finisce entro la sesta settimana così che la donna può non essersi ancora accorta di essere incinta. Un feto che alla prima visita appare sano, deve comunque superare la dodicesima settimana e cioè il periodo più critico, perché rimane sempre un rischio di interruzione pari al 5% o anche di più. Ecco perché molti futuri genitori aspettano di dare la notizia a parenti ed amici prima dei fatidici tre mesi. Se qualcosa dovesse andare storto sarebbe molto più difficile affrontare le domande degli altri anche se fatte in buona fede.
L’aborto spontaneo è l’interruzione involontaria (quindi non cercata con mezzi farmacologici o chirurgici) della gravidanza prima che il feto possa sopravvivere fuori dell’utero; di solito dopo la ventesima settimana, in un centro molto qualificato per le nascite premature, si ha qualche speranza che la gravidanza possa andare avanti.
Una donna può avere anche più aborti durante il corso della sua vita e in tal caso si parla di aborti abituali, la cui causa andrà ricercata in modo che si possano evitare altre perdite. Ovviamente prima di fare indagini, spesso invasive, si dovrebbe tenere in considerazione l’età della donna che lo ha subito. Nel caso di un solo episodio, molti ginecologi non ritengono necessario alcun approfondimento, ma anche in questo caso il discorso può cambiare se la donna sana ha superato i 35 anni di età (molto più facile un aborto spontaneo) o se ne ha solo 23, perché in tal caso potrebbero esserci delle cause da approfondire. Le statistiche parlano di valori intorno al 9/12% di aborti spontanei per ragazze intorno ai 20 anni mentre sopra i 45 anni un aborto si verifica tra il 50 e il 70% dei casi. L’età del padre può avere anch’essa un peso ma molto lieve rispetto a all’età della donna.
Non è facile fare un elenco completo delle cause che stanno alla base di un aborto spontaneo perché non si conoscono ancora tutte e a volte non è neppure possibile risalire al vero motivo. Sicuramente si può fare una distinzione tra cause di origine materna e fetale.
Cause materne
Tra le principali ricordiamo malattie come il diabete, disturbi della tiroide, insufficienza del corpo luteo che riducono la fertilità e la possibilità di portare a termine la gravidanza. Poi ci sono fattori anatomici come malformazioni uterine, patologie come la fibromatosi uterina, endometriosi, infezioni delle tube o patologie derivanti da esiti di interventi chirurgici (raschiamenti). Una causa possono anche essere alcune malattie infettive (rosolia, sifilide, tubercolosi) e cardiopatie. Anche i fattori ormonali possono causare un aborto spontaneo perché magari gli estrogeni e il progesterone sono insufficienti. Se questa carenza viene diagnosticata precocemente si può risolvere facilmente somministrandoli alla paziente.
I fattori ambientali come il fumo di sigaretta, l’abuso di alcol o di caffè; l’esposizione elevata a raggi X, sostanze tossiche come il tetracloroetilene (usato in tintoria per i lavaggi a secco) o anche l’uso improprio di farmaci.
Cause fetali
Anomalie cromosomiche già presenti nell’ovulo o nello spermatozoo, un anomalo annidamento uterino (gravidanza extrauterina), assenza dell’embrione (detta anche uovo cieco o uovo chiaro). Infine le anomalie cromosomiche rappresentano il 50/60% delle cause degli aborti spontanei. L’anomalia in assoluto più frequente è la trisomia 21 (Sindrome di Down); anche l’assenza di un cromosoma X (Sindrome di Turner) è abbastanza diffusa.
Sintomi
I sintomi che precedono di solito un aborto spontaneo sono crampi, dolori simili a quelli mestruali, grande stanchezza, mal di schiena, perdite di muco rossastro o addirittura di sangue, scomparsa dei sintomi tipici della gravidanza come nausea, fame improvvisa. In tal caso rivolgersi subito al pronto soccorso o al ginecologo di fiducia.
Dopo un aborto spontaneo la donna si trova ad affrontare un periodo simile ad un lutto perché in effetti è una perdita. Non è facile e ci vuole del tempo per superare la tristezza, eventuali sensi di colpa e in questi casi è l’uomo che deve stare accanto alla propria compagna, rassicurandola e confortandola. Meglio aspettare qualche mese prima di rimettersi in gioco sia perché il fisico si deve riprendere (soprattutto se c’è stato un raschiamento) sia perché bisogna ritrovare una giusta serenità di spirito.
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