Nella serata di ieri, 16 settembre, alle 19.45 la terra ha tremato a Santiago, in Cile, dove la magnitudo registrata dai sismografi è stata addirittura di 8.3; la prima, interminabile scossa, è stata seguita dopo soli cinque minuti da altre, sempre di magnitudo elevata, tanto che in cinque ore si sono contate ben 32 movimenti d’assestamento chiaramente percepiti dalla popolazione.
L’epicentro, secondo i dati diffusi, era situato a Illapel, comune della provincia di Choapa, a circa 200 km dalla capitale, ad una profondità stimata di 11 km. Ma non si è trattato di una scossa isolata e tutta l’area è interessata da movimenti tellurici, come dimostra il fatto che le scosse sono state chiaramente avvertite anche in Argentina, a Buenos Aires e addirittura in Uruguay e Brasile.
Grande paura e milioni di persone che si sono riversate per le strade e che hanno dovuto seguire il piano di evacuazione predisposto dalle autorità. Una massa immensa in movimento verso i punti di raccolta, per mettersi al riparo in caso di tsunami. La decisione di sfollare i 6,6 milioni di abitanti della città, guidandoli al riparo dalla costa, è dettata dall’esperienza: nel 2010, un violento terremoto e lo tsunami che ne era seguito, avevano provocato ben 524 morti.
Ad oggi sono 5 le vittime accertate e il flusso delle acque e delle onde, che hanno raggiunto altezze di circa 4 mt, sembra sotto controllo, come ha dichiarato la presidente in carica, Michelle Bachelet in conferenza stampa, mostrandosi tranquilla, ma prudente, di fronte a questa difficile situazione.
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