Un capo, per la natura della sua posizione, deve necessariamente usare l’autorità e dettare l’agenda dei sottoposti rilevando eventuali errori commessi nell’esecuzione dei compiti e, almeno in teoria, premiando i risultati. Non sono quindi del tutto impreviste le sfuriate e i confronti, anche accesi, che rientrano nelle comuni dinamiche di un ufficio. Talvolta però, il limite del normale viene superato e il capo diventa un despota e mette in atto una serie di comportamenti che, più che al condottiero, lo fanno assomigliare ad un bullo, proprio come quelli che si aggirano nelle scuole superiori. Ecco i sette segnali che lo dimostrano.
Perde le staffe
Il capo bullo perde il controllo continuamente e per un nonnulla e si produce in un efficace sdoppiamento di personalità mostrando ai sottoposti il suo lato peggiore e mantenendo con i suoi superiori o i pari grado un atteggiamento iper controllato. Come tutti i bulli, anche lui (o lei) scarica tutte le proprie frustrazioni su chi non può difendersi e reagire, in questo caso i dipendenti; non serve alcun pretesto per scatenare la sua ira e, anzi, spesso è proprio lui a cercare un malcapitato sul quale sfogarsi, proprio come fanno i bambini prepotenti nei cortili delle scuole, al riparo dallo sguardo dell’insegnante.
Umilia
Un bullo trae la propria forza dall’umiliazione degli altri e anche il capo non fa eccezione. Capita spesso che riprenda in malo modo un dipendente davanti a tutto il gruppo di lavoro e sciorinando una ramanzina che riempirebbe interi tomi se fosse trascritta; elenca incalzante tutta una serie di mancanze di cui la vittima designata si sarebbe macchiata e si premura di sottolineare anche le più futili. In realtà, il sottoposto potrebbe anche aver fatto saltare in aria la macchina aziendale, ma nulla, in nessun caso, giustifica la pubblica umiliazione.
Ruba i meriti
Il capo bullo non può sopportare che altri siano premiati per il loro lavoro e che a qualcuno possa essere riconosciuto un successo; cercherà quindi sempre di accaparrarsi il merito di qualsiasi risultato ottenuto dal dipendente vessato. A dire il vero non è nemmeno questo l’aspetto peggiore: al capo bullo non basta gloriarsi senza causa e, prima di tutto, si impegnerà affinché la sua vittima pensi che il suo apporto sia inutile e scadente; le riempirà la testa di richiami per un lavoro che, a suo parere, ha svolto al peggio delle possibilità, salvo poi prendersene il merito.
Emargina
Quando il capo prende di mira un dipendente, cerca di minarne non solo le certezze lavorative, ma anche quelle relative al suo rapporto con gli altri; non di rado qualcuno viene completamente emarginato, non gli vengono fornite le informazioni che tutti hanno, non viene avvertito dello svolgimento di riunioni o seminari e, colpo basso, non viene invitato alla cena aziendale. È come gli avesse appiccicato un gigantesco cartello rosso in fronte: tutti sanno che con quel dipendente è meglio non avere a che fare; lui si sentirà sempre più isolato e frustrato e il capo bullo avrà vinto.
Troppo occupato per qualcuno
Per sabotare un collaboratore, si possono scegliere diverse strategie, ma quella più immediata ed efficace è sicuramente la decisione conscia e consapevole di tagliargli le risorse ed impedirgli l’accesso alle informazioni. Se sei tu l’oggetto di questa malata persecuzione, ti accorgerai che per te è sempre troppo occupato, non risponde alle tue domande, rimanda i chiarimenti e ti mette continuamente nella scomoda condizione di dover consegnare un lavoro incompleto o in ritardo. Ciliegina sulla torta, appena può non manca di sottolineare quanto tu sia poco proattiva e alle tue rimostranze risponderà che la sua porta era sempre aperta e sei stata tu a non insistere e a non voler chiedere ulteriori chiarimenti.
Seppellisce a suon di incarichi
Quale modo migliore di dimostrare l’incompetenza di un dipendente del quale vuoi sbarazzarti, se non sommergerlo letteralmente di lavoro per portarlo allo sfinimento e poi lamentarti pubblicamente se non riesce a portare a termine tutto? Questo è esattamente ciò che accade se hai capo bullo: la tua scrivania si riempie in continuazione di pratiche urgenti, sei costretta a fare orari disumani e dimenticare serate o weekend liberi. Ovviamente i picchi di lavoro ci sono in ogni attività e non è detto che un surplus di impegno richiesto sia qualificabile come bullismo; la differenza la fa il contesto: è un bullo se riserva questo comportamento solo a te e se a ciò si aggiungono l’aggressione verbale e gli altri tentativi di sabotaggio.
Ha rovinato l’ambiente
Se ogni volta che consegni un lavoro, anche a persone diverse dal tuo capo, sei pronta a sopportare critiche e insulti, il capo bullo ha svolto bene il suo lavoro e ha ormai modificato il tuo modo di pensare, inculcandoti il dubbio che, forse, non aveva tutti i torti nel dirti che eri un fallimento; ti svegli addirittura in piena notte in preda all’agitazione per quel progetto da terminare. La verità è che è il tuo superiore ad avere letteralmente rovinato l’ambiente lavorativo e non ci vuole poi molto a capirlo: il lavoro di per sé ti piace, pensi di essere brava e i tuoi colleghi non sono poi così male e tutto sarebbe assolutamente gestibile se non ci fosse quel capo a darti il tormento e a farti sentire una fallita. Ormai arrivi al lavoro angosciata, senza un sorriso e vivi le ore in ufficio come una punizione.
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