I colloqui di lavoro sono uno degli appuntamenti più stressanti che possano capitare nella vita: ci sentiamo esaminate, valutate, soppesate e dobbiamo sopportare tutto questo con la consapevolezza che dall’impressione fatta al recruiter dipende il nostro futuro professionale (e talvolta, data l’attuale penuria di posizioni aperte, non solo quello); l’aspetto che però turba di più è il fatto che, una volta terminato il colloquio, dovremo affrontare la terribile fase dell’attesa, durante la quale ci arrovelleremo per capire se abbiamo fatto o meno una buona impressione. Per fortuna possiamo capire qualcosa già dal modo in cui l’intervista si è svolta quindi, se anche tu hai appena sostenuto un colloquio o stai per farlo, fai attenzione a questi cinque segnali.
Le domande personali
Molto spesso all’interno di un colloquio di lavoro, la conversazione si sposta su aspetti che con la professionalità hanno poco a che fare. Dopo averti chiesto di tutto sulle tue esperienze e i tuoi studi, improvvisamente l’intervistatore vuole sapere qualcosa in più di te, della tua famiglia, di ciò che ti piace fare. In diversi casi, questo è un segnale molto positivo, che indica chiaramente un interesse per la tua persona: in pratica il recruiter ha testato l’aspetto lavorativo e vuole ora conoscerti meglio. Attenzione però, le domande personali possono essere molto insidiose, specie per noi donne; per dare a questo segnale il giusto peso, devono ricorrere altri indici positivi.
Il linguaggio
Il modo in cui l’esaminatore si rivolge a te è importante per capire come sta andando: termini usati, espressioni del viso e atteggiamento dicono molto più di quanto sembri. Se il discorso si sposta dal piano ipotetico a quello effettivo (non si parla più di possibilità , ma di ciò che “farai” all’interno dell’azienda), significa che sei per lo meno in lizza per il posto; lo stesso dicasi se il tuo interlocutore mostra ad un certo punto un atteggiamento più rilassato, annuisce e sorride a ciò che dici.
Un colloquio infinito
Altro segnale molto positivo è la durata dell’intervista. I recruiter sono in grado di formarsi un’opinione abbastanza definita sul candidato già nei primi minuti e se non sono interessati a te, ti liquideranno velocemente; al contrario, un colloquio approfondito e interessato è indice di un’ottima predisposizione nei tuoi confronti. Se poi ti propongono di continuare la chiacchierata a pranzo, è fatta: lo schermo della selezione è caduto e sei quasi parte del team.
La presentazione dell’azienda
Di norma il colloquio è rivolto ad esaminare te e le tue capacità , ma non è uno strumento a solo vantaggio dell’azienda che assume e anche tu puoi porre domande e farti un’idea di cosa ti aspetterebbe se ti assumessero. Quando però l’intervistatore si comporta come se volesse acquisire un cliente e ti presenta l’azienda col fare del venditore, può voler dire che hai fatto centro e ora è lui a cercare la tua approvazione. Ancora più significativo è il fatto che ti venga proposto un tour negli uffici o ti vengano presentati dei collaboratori o dei manager: ti stanno introducendo in quello che probabilmente sarà il tuo posto di lavoro.
Le faremo sapere
La frase più antipatica che può essere detta al termine di un colloquio è il fantomatico “le faremo sapere”, davanti al quale, lo sappiamo tutte, le speranze di essere richiamata crollano a zero. Quando invece il colloquio termina con la richiesta del contatto al quale è più semplice raggiungerti, con la richiesta di referenze o con un indagine sulle tue impressioni, durante la quale ti viene chiesto se sei soddisfatta del colloquio, le tue probabilità di successo crescono e puoi tornare a casa soddisfatta, sapendo che prima o poi il telefono squillerà .
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