C’è chi sostiene che bisogna tenere il cervello sveglio per memorizzare quello che succede intorno a noi. Ora, arriva la smentita: il sistema migliore sarebbe quello di privare il cervello da ogni tipo di stimolo esterno.
La dimostrazione concreta più comprensibile è quella della situazione pre-esame: studiare pagine e pagine di libri, cercando di incamerare tutto in poco tempo, porta sempre a risultati disastrosi, come dimenticare ogni frase letta in precedenza. Michaela Dewar, della Heriot-Watt University di Edimburgo, alla rivista New Scientist spiega che il nostro cervello ha bisogno di tempo per assimilare le nozioni apprese e, la fretta, nell’apprendimento non lo aiuta.
Un esperimento condotto nel 2012 ha mostrato come il sonno può aiutare la memoria: chi, dopo aver ascoltato una storia, faceva un riposino, si ricordava molto meglio la nozione appena appresa, contrariamente a chi poi cercava di stimolare il proprio cervello. Il nuovo studio, invece, dimostra che la capacità di memorizzare ha il potere di espandersi, isolando i nostri pensieri dal mondo esterno per 10 minuti.
Per verificare lo studio, è stato chiesto a 40 soggetti di apprendere delle informazioni attraverso un processo virtuale. Ad alcuni è stato poi domandato di dormire; ad altri di svolgere attività non collegate alle nozioni appena ricevute. Alla fine della prova, le persone che erano riuscite a rilassarsi, sviluppavano una maggiore tendenza alla memorizzazione.
Se riesci a sentirti rilassato riesci anche a sperimentare quel processo di consolidamento della memoria che il sonno porta normalmente con sé.
Ha dichiarato Gareth Gaskell della University of York in the UK.
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