In principio fu la bizzarra proposta di un ristorante in provincia di Brescia, cui seguirono polemiche e stupori, ma oggi, a distanza di un anno, i locali e gli appuntamenti vietati agli under 18 si sono moltiplicati, fino a far parlare di una vera e propria tendenza “No Kid”. Nell’Italia della tradizione e delle stirpi centenarie, sono sempre di più le famiglie nucleari childfree ed è in continuo aumento il numero delle donne che scelgono di non aver figli. Coppie giovani e meno giovani, con una carriera da inseguire o semplicemente desiderose di vivere la propria vita a due senza avere a che fare con pannolini e biberon. A loro, dopo qualche imbarazzo, iniziano a rispondere i gestori di locali e esercizi pubblici ed è sempre più frequente vedere esposto il cartello che vieta l’accesso ai più piccoli.
Chi sono i childfree
Hanno età diverse, svolgono varie professioni, vengono dal sud come dal nord, unico comune denominatore è che non desiderano mettere al mondo bambini. È una scelta, precisa e consapevole, non motivata dall’impossibilità di procreare. Ormai da quasi un quinquennio, crescono le loro richieste per un riconoscimento da parte della società nella quale, in barba ai cambiamenti epocali e allo scorrere del calendario, il loro stile di vita suscita ancora non poche perplessità. In Italia, secondo i dati diffusi da L’Espresso, i cittadini orgogliosamente childfree sono tantissimi, tanto che il bel Paese può vantare il primato europeo delle donne senza figli e già sono sorte associazioni deputate alla loro tutela.
La risposta del mercato
Come era facile immaginare, la nuova platea dei “senza figli”, ha attirato l’attenzione di esperti di marketing e comunicazione, così come era accaduto in passato per i single. Oggi sono loro, le coppie libere dal peso genitoriale, a potersi permettere viaggi frequenti e spese fuori budget e, quando si spostano o cercano un momento di relax, chiedono espressamente di non essere disturbati dall’altrui progenie. Non si tratta di altezzosità o di odio per i minori, ma di una richiesta di rispetto. In effetti, per capirli, basta pensare alle spiagge affollate di famiglie con bambini che urlano o ad una serata al ristorante letteralmente rovinata dai figli del vicino di tavolo che decidono di rincorrersi. Non sono certo situazioni piacevoli per chi si trova a subirle senza alcuna responsabilità. È proprio a questo che hanno pensato le aziende e i gestori: fornire a chi non desidera condividere il proprio spazio con bambini, un buen retiro al riparo da schiamazzi e pianti incontrollati.
Le proposte childfree
In primo luogo ci sono ristoranti, pub e discoteche, in cui l’ingresso degli under 18 viene impedito o semplicemente limitato alla fascia diurna: dalle ore 21, le porte sono aperte solo per gli adulti, anche per coloro che i figli li hanno, li amano, ma decidono di trascorrere una serata in libertà, non come madri e padri, ma come uomini e donne. Arrivano poi le spiagge e i residence, che rispondono espressamente alla richiesta di relax e tranquillità assoluta dei loro clienti, come dichiarano ai giornali alcuni gestori, per nulla spaventati dalle reazioni delle famiglie clienti. In effetti, basta scorrere i commenti sui social network o sui quotidiani online per rendersi conto che la tendenza No Kid sta trovando sostegno anche tra gli insospettabili: i primi ad accettare il cambiamento spesso sono proprio i genitori, forse un po’ stanchi di quell’impegno costante, forse semplicemente consapevoli di quanto, seppur meraviglioso, un bambino possa essere impegnativo e, a volte, fastidioso.
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